Salvo Samperi si racconta: “La chiamata della Nazionale mi ha tolto il sonno per l’emozione”
Il nuovo commissario tecnico dell’Italfutsal Salvo Samperi si racconta alla OTT della FIGC. Intanto al ‘Giulio Onesti’ di Roma si è concluso il primo raduno di dieci giorni sotto la sua guida
Prima di tutto le presentazioni. “Come dovete chiamarmi? Ovviamente Salvo, perché Salvatore non lo usa neanche mia mamma”. Salvo Samperi inizia così la sua intervista a Vivo Azzurro TV, rilasciata in occasione del raduno della Nazionale di futsal che si è chiuso quest’oggi dopo dieci intensi giorni di lavoro. Il nuovo commissario tecnico degli Azzurri ha avuto modo di cominciare un nuovo capitolo della sua vita da allenatore, in un cammino in continuo crescendo che l’ha portato a indossare il tricolore sul petto: “Sono nato e cresciuto a Viagrande, un paesino vicino a Catania – racconta – e proprio di fronte casa avevo un campetto delle scuole elementari: ci passavo tutti i pomeriggi a giocare fino a sera con gli amici, credo sia nata lì la mia passione per il pallone”.
Un pallone che aveva un rimbalzo diverso, controllato, quello specifico del futsal: “Ho iniziato sin da subito a giocare a calcio a 5, poi durante un infortunio mi venne proposto di allenare nel settore giovanile. La passione per questo ‘nuovo’ lavoro nasce probabilmente da qualcosa che senti dentro, dalla voglia di condividere principi e valori con un gruppo per raggiungere obiettivi importanti”. Prima Viagrande, poi Acireale, sempre accanto a Carmelo Musumeci, in una carriera quasi parallela fra i due, ritrovatisi ora in Nazionale, Samperi come Ct, l’altro come capitano. Insieme a Musumeci poi l’avventura con la Meta Catania, portata dalla B alla Serie A, fino alla finale scudetto. Il tricolore nel destino, vinto successivamente con la Feldi Eboli e ora tornato a indossare con l’Italia. “La chiamata della Nazionale non è facile da descrivere – ammette Samperi -, è stata un’emozione inspiegabile, impressionante, che mi ha rubato parecchie notti di sonno”.
Fino alla concretizzazione e alla gestione del primo raduno della sua era. “Lavorare con l’Italia è diverso rispetto a quanto si fa in un club. Ci sono tempistiche ridotte e poche settimane a disposizione. In questo lasso di tempo bisogna essere bravi a trasmettere principi tattici e di gruppo importanti. La mia idea è avere una squadra coraggiosa, molto propositiva in attacco e altrettanto aggressiva in difesa. Per questo bisognerà scegliere giocatori forti, ma anche funzionali: servirà fare scelte ponderate e giuste. Fortunatamente, sin dai primi giorni in raduno ho notato alcune caratteristiche importanti: questi calciatori sono lavoratori seri e professionisti assoluti. Ho visto la fame nei loro occhi, quella voglia di riportare la Nazionale verso obiettivi importanti. Se si ha a disposizione un gruppo di calciatori che sposa le idee e il progetto ed è disposto a lavorare duramente ogni giorno con determinazione sono sicuro che si potranno fare cose importanti”.
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