FutsalNow incontra… Nicola Munzi: “Dalcin era magia. Miguelin operazione difficile”
Prosegue la nostra rubrica targata FutsalNow. Un momento di condivisione in compagnia di una delle figure centrali dei club italiani ovvero i direttori, sportivi o generali che siano. Al centro sempre il futsalmercato, con i suoi meccanismi interni, i sogni e i fallimenti. Pensieri e parole di… Nicola Munzi (Napoli Futsal).
1) Il futsalmercato può dirsi ormai concluso, come giudichi le operazioni effettuate da e per la tua società? Che voto dai al tuo roster e quali dovranno essere gli obiettivi minimi? Quale, invece, il colpo della Serie A 2024/25?
“Credo che il roster del Napoli era difficilmente migliorabile. Sono state fatte delle scelte per cercare di allungare la rosa per essere competitivi su tutti i fronti. Gli altri colpi? Sono curioso di vedere Korpela del Benevento. Lo avevamo seguito con mister Colini al Pesaro ma poi andò al Movistar. Tra gli altri giocatori arrivati in Italia ci sono tanti super campioni”.
2) Entriamo nello specifico del futsalmercato e dei suoi meccanismi interni. Come vengono ricercati e scelti i profili nazionali e internazionali? Nel concreto come si arriva ai giocatori, tramite procuratori e intermediari vari o trattando direttamente con gli stessi atleti?
“Sicuramente c’è curiosità nel vedere partite e video, per quello che possano rappresentare. Il problema di questo sport è proprio la ricerca di giocatori. Molte società stanno inserendo figure di scouting e sicuramente questo è molto positivo. L’arrivo di Miguelin a Pesaro per me è stata una bellissima operazione, soprattutto dal punto di vista legale per via di alcune penali che abbiamo tolto. Anche se l’operazione più bella di tutte credo sia stata Mohabz, un ragazzo sconosciuto che ora è al Mondiale”.
3) In che percentuale agiscono nel futsalmercato di una società queste tre componenti: mister, società e direttore sportivo? Come fare per combinare nel miglior modo possibile quei tre elementi? Ti è mai capitato, invece, di avere “carta bianca” e se sì, cosa ne è venuto fuori?
“Ho avuto la fortuna di essere stato a Pesaro ed ora a Napoli con la fiducia totale. L’Italservice doveva ripartire da un ciclo nuovo e in due anni credo siano state fatte delle buone cose (merito soprattutto della passione e competenza della famiglia Pizza). A Napoli c’è un progetto chiaro, delle basi solide ed è da lì che si deve ripartire. La famiglia Perugino con la conferma della rosa quasi in toto ha dimostrato di voler dare continuità all’ottimo lavoro svolto da ogni componente la scorsa stagione”.
4) Le squadre, gli allenatori, i capitani alzano i trofei ma cos’è più difficile per un diesse, costruire una squadra per vincere con un budget superiore alle avversarie o salvarsi con un budget inferiore?
“Ritengo che la cosa più difficile sia il rapporto quotidiano. Gestione e programmazione sono fondamentali. A me in particolare piace dare un occhio al settore giovanile. Si fanno proclami però poi magari si resta sempre fermi. A Pesaro hanno esordito veramente tanti ragazzi del settore giovanile e spero che pure a Napoli possa succedere lo stesso”.
5) Qual è stato il tuo colpo migliore in assoluto, quale quello che si è rivelato il peggiore (anche senza fare nomi) e quello che avresti tanto desiderato? Esiste un giocatore che hai lasciato andare e che, guardando indietro, pensi ancora “Ho sbagliato”?
“Il dispiacere più grande, quello di non aver potuto vedere nel pieno Duda Dalcin. Per me che non ho tantissima esperienza a questi livelli, vederlo all’opera era una magia. Un giocatore elegantissimo che sapeva creare superiorità numerica quando voleva. A Napoli tutta la rosa è di altissimo livello: sono curioso. Il colpo migliore spero possa sempre esserci, dobbiamo noi addetti ai lavori inserire nuovi profili e dare tempo che si inseriscano vicino ai campioni che sono già nel nostro campionato, così che tutto il movimento ne possa trarre vantaggio”.