FutsalNow incontra… Jonatha Falco: “Ogni scelta fatta ci ha permesso di crescere”
Prosegue la nostra rubrica targata FutsalNow. Un momento di condivisione in compagnia di una delle figure centrali dei club italiani ovvero i direttori, sportivi o generali che siano. Al centro sempre il futsalmercato, con i suoi meccanismi interni, i sogni e i fallimenti. Pensieri e parole di… Jonatha Falco (L84).
1) Il futsalmercato può dirsi ormai concluso, come giudichi le operazioni effettuate da e per la tua società? Che voto dai al tuo roster e quali dovranno essere gli obiettivi minimi? Quale, invece, il colpo della Serie A 2024/25?
“Siamo molto soddisfatti dell’arrivo di Braga, Murilo Schiochet e Rocha. E soprattutto di aver mantenuto l’ossatura della squadra. Quindi al mio roster do voto 8. L’obiettivo minimo non può che essere quello di provare a migliorare la scorsa stagione. E considerando che lo scorso anno siamo arrivati in fondo a tutte le competizioni, sarei ipocrita se non dicessi che siamo lì a giocarcela. Ci proveremo in tutti i modi fino alla fine“.
2) Entriamo nello specifico del futsalmercato e dei suoi meccanismi interni. Come vengono ricercati e scelti i profili nazionali e internazionali? Nel concreto come si arriva ai giocatori, tramite procuratori e intermediari vari o trattando direttamente con gli stessi atleti?
“I profili vengono ricercati con un attento studio. Poi ci si interfaccia con lo staff, il mister, il dg Ballarin e il presidente Lorenzo. Si discute su chi possa essere più utile e funzionale alla squadra e cosa serve per poterla migliorare“.
3) In che percentuale agiscono nel futsalmercato di una società queste tre componenti: mister, società e direttore sportivo? Come fare per combinare nel miglior modo possibile quei tre elementi? Ti è mai capitato, invece, di avere “carta bianca” e se sì, cosa ne è venuto fuori?
“A mio avviso una grande struttura societaria, la serietà e un vero lavoro di squadra agiscono molto sul fatto di riuscire poi a convincere un giocatore ed ingaggiarlo. Noi come L84 siamo molto fortunati in tal senso perché prima di noi arriva quello che siamo, ovvero serietà e il nostro modo di lavorare“.
4) Le squadre, gli allenatori, i capitani alzano i trofei ma cos’è più difficile per un diesse, costruire una squadra per vincere con un budget superiore alle avversarie o salvarsi con un budget inferiore?
“Per un direttore sportivo è sempre difficile costruire una squadra. Lascia stare il budget che può avere a disposizione perché poi in base a quello uno si articola e decide che strada intraprendere. La vera difficoltà sta nel riuscire a perseguire l’obiettivo di creare esattamente la squadra che hai in testa. Perché ci possono essere duemila variabili che possono portare a non completare un colpo. Bisogna quindi fare in modo di farsi trovare sempre pronti, recepire tutte le informazioni utili e cogliere le occasioni che si possono presentare alla finestra“.
5) Qual è stato il tuo colpo migliore in assoluto, quale quello che si è rivelato il peggiore (anche senza fare nomi) e quello che avresti tanto desiderato? Esiste un giocatore che hai lasciato andare e che, guardando indietro, pensi ancora “Ho sbagliato”?
“Capita in tutte le società e in tutti gli sport l’errore o il rimpianto ma io sono felicissimo del roster che ho, anzi abbiamo, costruito. Quindi se abbiamo deciso di costruire un roster così è perché siamo consci di quello che abbiamo fatto. Sì, magari qualche volta è capitato di dire “quello potevo non farlo partire” oppure “potevo tenerlo” ma non rinnego assolutamente nulla delle scelte fatte del passato. Poi è sotto gli occhi di tutti che ogni scelta fatta ci ha portato ad una crescita costante, gradino su gradino“.