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FutsalNow incontra… Quagliarini: “Spendere non vuol dire vincere, è sempre un lavoro di squadra”

Prosegue la nostra rubrica targata FutsalNow. Un momento di condivisione in compagnia di una delle figure centrali dei club italiani ovvero i direttori, sportivi o generali che siano. Al centro sempre il futsalmercato, con i suoi meccanismi interni, i sogni e i fallimenti. Pensieri e parole di… Giulio Quagliarini (Fortitudo Pomezia).

1) Il futsalmercato può dirsi ormai concluso, come giudichi le operazioni effettuate da e per la tua società? Che voto dai al tuo roster e quali dovranno essere gli obiettivi minimi? Quale, invece, il colpo della Serie A 2024/25?
Ritengo abbiamo fatto un buonissimo mercato. Sono arrivati giocatori forti e soprattutto funzionali alle idee di gioco del mister che secondo me è la cosa più importante. L’obiettivo minimo deve essere quello di centrare i play-off, la squadra è stata costruita proprio per questo. Però solo con tanto lavoro e tanto impegno settimanale, il sabato potranno arrivare i risultati“.

2) Entriamo nello specifico del futsalmercato e dei suoi meccanismi interni. Come vengono ricercati e scelti i profili nazionali e internazionali? Nel concreto come si arriva ai giocatori, tramite procuratori e intermediari vari o trattando direttamente con gli stessi atleti?
Se trattasi di giocatori che sono in Italia da tempo si conoscono e si sanno anche pregi e difetti ed ogni dettaglio quindi si va a trattare direttamente con loro, anche se hanno procuratori o intermediari. Nel caso in cui, invece, devi trattare con giocatori che arrivano dall’estero, molte volte il primo approccio si fa col giocatore stesso ma poi è proprio lui a chiedere l’intervento dell’intermediario. E tante volte anche gli stessi procuratori già si conoscono. Capita spesso anche il colpo a sorpresa, ovvero a seguito di una chiacchierata con il mister o un ex giocatore o un giocatore della rosa attuale, esce fuori all’improvviso il nome di un altro atleta che potrebbe far comodo. Personalmente, la trattativa più complicata di sempre è stata quando portai Gabriel Pina a Ciampino. Perché era una società che in quel momento non aveva una capacità economica importante. Riuscii a convincerlo con le parole, la serietà e il coinvolgimento dei presidenti“.

3) In che percentuale agiscono nel futsalmercato di una società queste tre componenti: mister, società e direttore sportivo? Come fare per combinare nel miglior modo possibile quei tre elementi? Ti è mai capitato, invece, di avere “carta bianca” e se sì, cosa ne è venuto fuori?
Direi che agiscono in simbiosi. Le idee escono dal direttore sportivo o dal mister ma la società deve essere a conoscenza di qualsiasi passo faccia il ds. Si tratta di un discorso che viene portato avanti insieme, bisogna viaggiare sempre sullo stesso binario. Il mercato poi è fatto di tante sfaccettature: ci sono costi, le altre società, il volere del giocatore. Tutto deve combaciare alla perfezione con l’idea mia, quella del mister e infine la società che deve avallare la decisione. Tecnicamente ho sempre avuto carta bianca circa la scelta dei giocatori. Viceversa non ho mai avuto carta bianca sul fattore economico e penso in tutta onestà che sia giusto così. La società deve sposare l’idea del direttore sportivo ma poi è un gioco di squadra. La società mantiene il controllo a livello economico: posso chiedere un consiglio, se accontentare o meno certe richieste, ma poi la scelta spetta a loro. A livello tecnico, invece, mi sono sempre preso tutte le responsabilità“.

4) Le squadre, gli allenatori, i capitani alzano i trofei ma cos’è più difficile per un diesse, costruire una squadra per vincere con un budget superiore alle avversarie o salvarsi con un budget inferiore? 
Sono tutte e due dinamiche complicate. Se disponi di poco budget diventa davvero difficile riuscire a salvarti. Penso che i miracoli capitino una sola volta. Se una società dispone di un quarto o di un terzo di club medi, una volta nella vita può incastrarsi tutto alla perfezione ovvero che indovini due, tre situazioni, tutto fila liscio senza infortuni o squalifiche, magari riesci a partire bene e metti subito punti in cascina però non può essere sempre così. Complicato salvarsi con budget inferiori e allo stesso tempo, complicatissimo vincere. Perché in questo caso i soldi non portano mai vittorie. Spendere tanto non è una certezza, di questo ne sono convintissimo. Puoi costruire la squadra più forte sulla carta ma se poi non si compatta il gruppo, non c’è feeling tra l’allenatore e i giocatori, non sboccia quella sinergia che la fa diventare fortissima anche in campo, beh non vinci“.

5) Qual è stato il tuo colpo migliore in assoluto, quale quello che si è rivelato il peggiore (anche senza fare nomi) e quello che avresti tanto desiderato? Esiste un giocatore che hai lasciato andare e che, guardando indietro, pensi ancora “Ho sbagliato”?
Il colpo migliore credo sia stato Lucas Diaz, a Ciampino. Arrivò a dicembre e per rapporto qualità-costo fu davvero un colpo perfetto. Arrivò da sconosciuto, si rivelò un giocatore fantastico. E poi, come dicevo prima, Gabriel Pina, convinto grazie al progetto. Il rimpianto più grande direi Mattia Raguso. Per due anni è stato vicinissimo, lo volevo fortemente nelle mie squadre. Poi, però, mi fidai di qualcuno che mi convinse a non prenderlo, e sbagliai. Un giocatore che avrei tanto desiderato non c’è. C’è, invece, un giocatore che mi piace tantissimo e avrei piacere un giorno ad averlo nella mia squadra, si tratta di Leandro Cuzzolino“.

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